Agli inizi del ‘900 il tango sbarcò in Europa, conquistando una sua legittimità e inscrivendosi, per la prima volta, in un contesto culturale diverso da quello rioplatense, in un mondo oltreoceano che si interessava all’esotico ma che ignorava molti degli elementi costitutivi originali della nuova musica e delle forme della sua danza. In Italia il tango giunse intorno al secondo decennio del secolo scorso e assunse caratteri specifici dettati dal gusto del tempo che, intorno agli anni Trenta, seguiva peraltro gli indirizzi culturali del regime fascista e imponeva una sorta di rigida nazionalizzazione delle espressioni artistiche, che coinvolgeva anche la creazione di repertori di canzoni con testi in italiano costruite sui ritmi d’importazione, compreso il tango. Da quel momento, l’evoluzione del tango in Italia continuerà costantemente attraverso il secondo dopoguerra fino ai nostri giorni, a conferma di una vitalità e di una capacità di rinnovamento in grado di conformarne continuamente la fisionomia senza mutarne l’essenza. Questa proposta prevede una selezione di tanghi italiani composti durante il Ventennio fascista, proponendo all’ascolto del pubblico una serie di esempi appartenenti a una parte rilevante della produzione di musica leggera italiana di questo periodo. È un repertorio importante perché appartiene ad un momento particolarmente ricco della canzone italiana. Alla fine degli anni Venti in Italia si verificò una ripresa della moda del tango che condusse gli autori a creare un repertorio vasto e variato. Durante il concerto verranno eseguiti brani che rimangono tutt’oggi nella memoria collettiva del Paese (Chitarra romana, Violino tzigano, Tango del mare, Ritornano le rose, Sei tu, Domani, Tangolita, Portami tante rose), affiancati dai più celebri tanghi argentini di Astor Piazzolla (le meravigliose Estaciones Porteñas, il Tango-Rhapsody Adios Nonino, il celebre Libertango e l’affascinante Oblivion), Carlos Gardel e Luis Bacalov. La realizzazione del concerto verrà affidata ad un trio d’eccezione, formato dai fratelli Rossin, sassofonisti italiani con numerose produzioni sia in ambito classico che jazzistico e da Alessandro Vuono al pianoforte. Uno spettacolo dal carattere estremamente brillante e virtuosistico, con arrangiamenti che mettono in risalto tutte le potenzialità tecniche e timbriche degli strumenti.
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